Il mondo finanziario è sempre più attento al tema gender diversity. Si tratta di una questione di convenienza? Probabile, dal momento che la parità di genere è in grado di apportare anche benefici economici.
Nel secondo appuntamento di “In borsa” voglio parlarvi del Gender Lens Investing (GLI). L’investimento “con la lente” di genere è un approccio di investimento finanziario, diffuso soprattutto nei Paesi anglosassoni, che ha come obiettivo quello di coniugare il perseguimento di risultati economici con un impatto positivo sulla vita delle donne.
I fattori che vengono analizzati da operatori e operatrici impegnat* nel Gender Lens Investing quando prendono le loro decisioni di investimento sono molteplici:
- equità sul posto di lavoro, intesa anche come supporto economico e finanziario alle imprenditrici;
- analisi delle condizioni che favoriscano l’accesso ai capitali;
- realizzazione di prodotti e servizi in grado di beneficiare le donne (come, per esempio, percorsi di formazione e aggiornamento professionale o accesso a servizi di welfare aziendale).
Il Gender Lens Investing viene fatto rientrare nel più ampio settore degli investimenti ESG (Environmental, Social, Governance), perché chi investe “con la lente” nonsolo ottiene rendimenti superiori alla media, ma incide anche in modo significativo sullo sviluppo economico e sociale.
Esistono molti studi che dimostrano come negli ultimi anni i fondi di investimento abbiano iniziato a dichiarare l’uso del GLI nella selezione delle aziende su cui investire.
Uno di questi studi è il Wharton Project Sage 2.0, condotto da Wharton University of Pennsylvania e Social Impact Initiative. I suoi obiettivi sono vari, ma ne indico tre che, ai fini di questo articolo, sono i più rilevanti:
- Fornire un panorama aggiornato di fondi di private equity/debt, venture capitalche operano con una lente di genere.
- Presentare le tendenze nel settore in ottica di genere.
- Fornire informazioni sul motivo per cui i fondi che utilizzano costantemente una lente di genere nei loro investimenti spesso non lo dichiarano pubblicamente.
Quello che emerge, infatti, è che molti fondi oggetto dello studio non sono commercializzati né pubblicizzati esplicitamente come investimenti GLI, ma il loro approccio diventa chiaro dal confronto diretto con chi gestisce i fondi stessi.
L’effetto di questo atteggiamento è che è sempre più difficile determinare quali fondi e quali attività di impatto rientrano negli investimenti con lente di genere.
A ciò si aggiunga la complessa questione di quali attività/elementi siano da far rientrare nella categoria degli investimenti GLI (che chi investe sia una donna? O che l’investimento abbia un impatto sulle donne?). In tal modo la definizione di gender lens investing si amplia, ma i suoi contorni diventano più sfumati.
Di certo, c’è più interesse e più capitale finanziario che sta confluendo nel settore dei private markets,ma ancora c’è molto da fare rispetto all’uniformità di definizione e, soprattutto, rispetto a un processo codificato di selezione delle aziende su cui investire grazie all’approccio GLI.
L’elemento interessante dello studio Project Sage 2.0 è dato dal fatto che sono stati selezionati fondi che agiscono “con la lente”, pur non dichiarandolo esplicitamente.
La ricerca si è concentrata su circa 87 fondi di investimento: nel 2017, nella prima versione del Project Sage, le aziende in cui erano investiti questi fondi erano circa 500; nel 2019, quando è uscita la seconda versione, le aziende sono diventate più di 800. A livello geografico, il Nord America è stata nuovamente la regione su cui si sono concentrati più investimenti: tuttavia, rispetto alla prima versione dello studio, la percentuale è scesa a favore di altre aree geografiche, come l’Europa o l’Africa.
Ma che cosa hanno risposto i gestori di questi fondi alla domanda su cosa intendano per gender lens investing?
• Promuovere le professioniste nella finanza (più gestrici di fondi e donne nei comitati di investimento);
• Promuovere le donne nella leadership aziendale;
• Promuovere prodotti e servizi che migliorano la vita delle donne;
• Promuovere le aziende che trattano “bene” le dipendenti;
• Promuovere le aziende che migliorano la vita delle donne.
In conclusione, vorrei tornare all’ultimo dei tre obiettivi del Project Sage 2.0, cioè dare informazioni sul perché questi fondi che concretamente utilizzano un approccio GLI non lo rendano pubblico.
Due dati sono interessanti più di altri: il 75% di chi ha risposto ritiene che il proprio impatto sulle donne (o sul tema di genere in senso ampio) sia ovvio e che non sentono il bisogno di dichiararlo esplicitamente. Tuttavia, il 63% ha affermato di non dichiarare pubblicamente la propria lente di genere per non scoraggiare i potenziali investitori che non sono attenti o non ritengono rilevante questo obiettivo.
Ed è qui che si inserisce una riflessione finale sul valore dell’informazione e della diffusione dei dati: quanto più i dati sulle performance delle aziende guidate da donne saranno disponibili, quanto più l’attività di sensibilizzazione sul valore della diversità in azienda e nel sistema economico e finanziario diventerà patrimonio comune, tanto più sarà possibile far confluire investimenti su quella parte della nostra società che produce ricchezza, ma che finora ha avuto poca attenzione dagli operatori finanziari qualificati e scarso accesso ai capitali.
Vuoi recuperare il primo articolo di “In borsa”? Clicca qui.
La rubrica “In borsa” è curata da Valentina Proietti Muzi, immagine di Claudia Valentini.
Una opinione su "In borsa #2: che cos’è l’investimento “con la lente” di genere?"